BARI E SAN NICOLA

Nicola e Bari sono un binomio indissociabile da quando nel lontano 1087 le reliquie del vescovo di Myra approdarono sulle coste pugliesi. Tra la città e il suo patrono si è stabilito nel tempo un legame più profondo, quasi fossero una cosa sola, un'identità simbiotica. Nicola è di Bari e Bari appartiene a Nicola. La città è mèta ormai da quasi un millennio di un continuo, crescente pellegrinaggio al suo sepolcro. A Bari si incrociano i passi di molte genti, di diversa nazionalità e confessione religiosa. La Basilica a lui dedicata è luogo d'incontro e di dialogo, quasi avamposto di comunione in vista dell'auspicata riconciliazione di tutte le Chiese.

    
 
 Il monaco Bernardo, proveniente dal monte Gargano ed in viaggio verso la Terra Santa, giunse a metà del IX secolo nella "Bari dei Saraceni (...) sita sulla costa, difesa a mezzogiorno da due larghissimi muri, mentre a settentrione sporge alta sul mare". Il legame con il mare è da sempre per Bari la ragione preponderante del suo essere città. Lo fu nella precoce diffusione del Cristianesimo, nei rapporti economici e culturali intrattenuti con l'area mediterranea e supportati dalla viabilità terrestre, nell'acquisizione di un santo patrono tra i più noti e venerati della cristianità. Ed anche nel costante adeguamento delle strutture urbane alle esigenze del commercio marittimo o a quelle del continuo passaggio dei viaggiatori.

   Intorno al porto gravitavano alcune chiese cittadine che nella loro intitolazione sottolineavano significativamente il rapporto con il mare. Un mare che comportava anche numerosi rischi di attacchi esterni, ma che fondamentalmente significava benessere e prosperità. Le Consuetudini della città forniscono abbondanti riferimenti circa le navi e la loro utilizzazione, distinguendo le navi da carico (merciales) da quelle destinate al trasporto dei passeggeri (peregrinorum), probabilmente introdotte all'epoca dei grandi flussi di pellegrini e crociati verso la Terra Santa, e sottolineando dunque un movimento marittimo assai vivace. Sulla possibilità che in città esistessero arsenali, operanti nella costruzione e riparazione delle navi, abbiamo la testimonianza del geografo Edrisi che nel XII secolo parla di Bari come di città in cui "si costruiscono navigli".

   Stando a quanto tramandano i cronisti dell'epoca, prima dell'arrivo dei Normanni e delle reliquie di san Nicola Bari era una città ricca, probabilmente la più grande e prospera della Puglia. Era stata sede di gastaldi longobardi ed emiri musulmani, quindi capitale del thema di Longobardia (cioè dell'Italia meridionale) con i Bizantini, che la avevano fortemente rilanciata, ampliata, fortificata ed abbellita. Le sue mura urbane - aperte in corrispondenza della Porta Vecchia (ad occidente) e della Porta Nuova (ad oriente) - si imponevano come un severo monito, la sua cattedrale - dedicata alla Madre di Dio - costituiva il simbolo della presenza di una diocesi assai antica, mentre nel luogo in cui sarebbe stata edificata la basilica di S. Nicola si trovava la cittadella catepanale, sede amministrativa e militare dei Bizantini formata da un grandioso complesso di edifici comprendente anche alcune chiese. Molte case turrite private disegnavano il profilo della città segnalando la loro presenza come altrettanti campanili laici. Una folta comunità ebraica abitava nella zona ad est della cattedrale raccolta intorno ad una sinagoga, mentre fuori le mura sorgevano diversi monasteri il più famoso dei quali, sul versante meridionale, era intitolato a S. Benedetto. Fu il più noto dei suoi abati, Elia, a rifondare in grandezza la città in un momento in cui lo splendore sembrava appartenere ormai al passato. Se con l'arrivo dei Normanni le aspirazioni mercantili e commerciali della città si ridimensionarono notevolmente, grazie all'intervento di Elia - ispiratore e sostenitore della traslazione di san Nicola a Bari - essa potè contare su nuovo e prestigioso ruolo alla confluenza di interessi e culture provenienti tanto da Oriente quanto da Occidente.

    Per il pellegrino che percorreva la Traiana diretto a Gerusalemme, a partire dalla fine dell'XI secolo, si aggiunse dunque la possibilità del pellegrinaggio e della sosta a Bari, per venerare le reliquie di san Nicola di Mira. La loro traslazione, iniziata probabilmente nel marzo del 1087, si concluse il 9 maggio successivo, con il trionfale ingresso delle navi nel porto cittadino, a suggello di quella leggenda secondo la quale lo stesso Nicola, di passaggio a Bari durante un suo viaggio a Roma, avrebbe scelto personalmente la città come luogo nel quale le sue ossa avrebbero dovuto riposare.

A partire da quell'anno la città, punto d'imbarco per i pellegrini tra Roma e Gerusalemme, ma anche importante nodo viario per la confluenza di altri importanti tracciati regionali (collegamenti con Siponto e con Taranto), divenne dunque importante meta di pellegrinaggi in sé e per sé: in funzione di queste reliquie e della devozione popolare venne eretta la basilica di S. Nicola, uno dei più importanti santuari della Cristianità, fondamentale punto d'incontro tra la spiritualità d'Oriente e d'Occidente. Nella gara per l'appropriazione delle reliquie, contese a lungo ai Veneziani, la vittoria di Bari costituì un evento dallo straordinario rilievo simbolico e politico, poiché sancì la definitiva affermazione del ruolo della città nell'Adriatico ed in tutto il Mediterraneo.

Gli effetti della traslazione e la presenza della grandiosa basilica ebbero sulla città risvolti non solo religiosi, ma anche sociali, culturali, artistici ed economico-politici. La cittadella nicolaiana, topograficamente ed idealmente rivolta al mare, si attrezzò per accogliere il flusso ininterrotto di pellegrini che giungevano da terra e da mare. Doni preziosi andarono ad arricchire la casa del santo crescendo di pari passo con la popolarità del suo culto. E non mancarono le fiere nicolaiane, allestite due volte l'anno nei cortili interni della basilica, affollate da un gran numero di mercanti e mercanzie. La città si identificò completamente con il suo patrono, tanto che Beniamino da Tudela - di passaggio intorno al 1159 - la indicò come "Colo [Nicola] di Bari" ed alcuni cronisti tedeschi - nello stesso secolo - come "porto di San Nicola".

   Ha ragione dunque lo studioso Raffaele Licinio quando afferma provocatoriamente che prima dell'arrivo delle reliquie di san Nicola "Bari non esiste". Prima del 1087 esistevano case, torri, mura, uomini, ma non una specifica identità storica, una memoria collettiva, uno "stato d'animo comune". Non esistevano quei baresi che sono diventati tali perchè legittimati da comuni radici storiche - e quindi sacre - che fossero anche le ragioni di un primato sul territorio. Solo con la traslazione delle reliquie, guidata da una "divina inspiratio", la città esce dall'anonimato e diventa "caput civitatum Apuliae". E' la città di San Nicola, oggi come allora, perchè Bari - sin dal principio - è san Nicola, il Santo venuto dal mare nel cui nome Oriente e Occidente convergono riconciliandosi e ritrovando le comuni radici mediterranee della propria civiltà.